Vicenda piccolo Devid: l’Ordine Assistenti Sociali dell’Emilia Romagna al fianco della collega indagata. No a giudizi superficiali e contraddittori ma massima apertura al dialogo con i mass-media, per favorire e fare crescere una cultura del confronto non dello scontro
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Apprendiamo in questi giorni dagli organi di stampa gli sviluppi della drammatica vicenda che si è conclusa con la morte del piccolo Devid, vicenda che vede adesso indagata una Assistente Sociale dei servizi territoriali del Comune di Bologna.
Le informazioni contenute nelle notizie pubblicate ci impongono di intervenire per puntualizzare gli aspetti che con macroscopica evidenza appaiono ai lettori attenti, siano essi cittadini che addetti ai lavori:
·         la superficialità frettolosa con la quale si tranciano giudizi e accuse sulle professioni che quotidianamente si mettono al servizio del cittadino, e che pur tra molteplici problemi e difficoltà legate all’organizzazione di lavoro (organici insufficienti, risorse scarse, sovraccarico di compiti amministrativi…) cercano di svolgere al meglio e con competenza le funzioni che le stesse amministrazioni richiedono;
·         le continue contraddizioni contenute in questi giudizi, che nel caso dell’assistente sociale si traducono in condanna per aver fornito all’autorità giudiziaria gli elementi che inducono a decidere per l’allontanamento di un minore, salvo poi la volta successiva condannarla perché non ha fatto in modo che questo avvenisse;
·         le informazioni che si fermano agli aspetti superficiali e non mettono i lettori nella condizione di comprendere cosa può essere davvero accaduto lasciandoli in balìa di emozioni viscerali che creano sgomento e non consapevolezza;
·         l’obbligo al segreto professionale, definito anche per legge, impedisce all’assistente sociale la divulgazione di fatti e notizie riguardanti i minori e le loro famiglie, impedendo, di fatto, il contraddittorio;
·         la necessitĂ di formare una coscienza critica nella pubblica opinione che induca a non considerare le professioni sociali come nemiche.Â
Questo Ordine Professionale, nel pieno convincimento che al termine delle indagini la collega risulterà estranea ai fatti a lei imputati per la grande esperienza, professionalità e sensibilità dimostrata sempre nell’esercizio delle sue funzioni, mette a disposizione tutte le risorse ed energie a suo sostegno.
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Sottolinea che l’attività degli assistenti sociali alle dipendenze della pubblica amministrazione non è svincolata da scelte, impegni e responsabilità dell’amministrazione medesima – come chiaramente espresso anche dall’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bologna Amelia Frascaroli.
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A tale riguardo esprime apprezzamento per l’atteggiamento “critico” dell’Assessore nel riconoscere che le responsabilità sono da attribuire all’intero sistema dei servizi e non al singolo professionista individuato come capro espiatorio.
Pertanto ribadisce la necessitĂ di avviare al piĂą presto tavoli di confronto politici e tecnici per confrontarsi e costruire piani di interventi socio-sanitari integrati adeguati alla complessitĂ e problematicitĂ del disagio sociale odierno.
Di fatto sono giĂ attivi Gruppi spontanei di lavoro di Assistenti Sociali del Comune di Bologna, che intendono proporre ipotesi concrete per la riorganizzazione del servizio sociale territoriale.
Il Presidente ed i Consiglieri dell’Ordine ribadiscono quanto già espresso anche nelle prime fasi della vicenda, mettendosi a disposizione “per invitare al dialogo la stampa e i mass-media, anche quando trattano questioni “delicate”, per cercare di accogliere e promuovere la diffusione del dovere civico che, anche quando il diritto di cronaca mette in evidenza eventi critici (carenze, mancanze, errori), deve avere anche come obiettivo quello di favorire e fare crescere una cultura del confronto non dello scontro, del rispetto non del disprezzo, della critica costruttiva non della svalorizzazione (comunicato stampa OASER 722011).
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