Condividiamo il testo frutto del lavoro condiviso tra CNOAS e i Consigli regionali dell’Ordine Assistenti Sociali sul forte passo indietro fatto in tema di educazione affettiva.
EDUCAZIONE AFFETTIVA: “Pericoloso passo indietro. Ascoltateci!”
Un passo avanti e due indietro. Un anno fa, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin che portò in piazza la protesta delle donne e non solo e suscitò un’indignazione nazionale difficile da ignorare, il ministro Valditara avviò il programma “Educazione alle relazioni”. Un programma volontario, non una materia obbligatoria, che tuttavia, dice il ministero, sarebbe stato attivato nel 90% delle scuole e che avrebbe fatto riscontrare al 70% dei docenti coinvolti, “comportamenti migliorati tra gli studenti”.
Due indietro, lo scorso 15 ottobre, in concomitanza con il femminicidio di Pamela Genini, 29 anni – delitto che, stavolta non ha mosso la protesta collettiva – durante la discussione sul disegno di legge “in materia di consenso informato in ambito scolastico” è stato approvato alla Camera un emendamento della Lega che vieta di discutere i temi legati all’educazione sessuale alla scuola media e in quella primaria e specifica che per quanto riguarda le superiori, potrà essere affrontata soltanto con il consenso dei genitori che dovranno conoscere temi e materiale didattico.
Le e gli assistenti sociali, rappresentati dal Consiglio Nazionale e dai Consigli regionali vedono quotidianamente le conseguenze di una mancata educazione – la confusione emotiva, l’esposizione a rischi online, l’incapacità di riconoscere e gestire relazioni violente, la diffusione di fenomeni di bullismo e discriminazione basati sugli stereotipi di genere – per questo richiamano l’attenzione dei parlamentari su un tema che non può diventare scontro ideologico, né ricerca momentanea di consenso.
L’Italia, insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania, Ungheria è tra i pochi Paesi europei in cui l’educazione sessuale e affettiva non è una materia obbligatoria a scuola. In Svezia, per esempio, l’educazione sessuale a scuola è obbligatoria dal 1955, in Germania, dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998, in Irlanda dal 2003. Nei Paesi Bassi, l’accesso all’educazione sessuale scolastica comincia alla scuola dell’infanzia…
“Non possiamo far passare nel silenzio un atto che colpisce le persone più giovani, il nostro futuro – dice la presidente Cnoas, Barbara Rosina anche a nome dei presidenti regionali – Abbiamo bisogno che gli adulti di domani siano educati alle emozioni, alle relazioni, al rispetto e al consenso. Il rapporto Unesco e le linee guida Onu ci dicono che dove i giovani ricevono più informazioni, si abbassa significativamente il rischio di violenza, di sfruttamento e di abusi sessuali.
Ci appelliamo quindi al Ministero dell’Istruzione e del Merito, ad ogni parlamentare perché non si torni indietro. Chiediamo di essere ricevuti come Ordine, di essere ascoltati. L’ educazione alle relazioni non è soltanto lo studio delle differenze sessuali fra maschio e femmina, della pubertà, della riproduzione…è prima di tutto educazione al rispetto e la scuola ha un compito fondamentale per far crescere persone che non scambieranno mai più l’amore per il possesso.

