Gli assistenti sociali? “Troppo spesso diventano un bersaglio da colpire”

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Dopo le polemiche sui servizi sociali a Bologna, recuperare credibilità è
una delle priorità per l’Ordine degli assistenti sociali dell’Emilia
Romagna. Il presidente Calbucci: “Serve un nuovo patto per il welfare
bolognese”.

BOLOGNA – Un appello ai cittadini, ai mass media e alle istituzioni per ricostruire la credibilità dei servizi sociali. È l’invito che arriva dall’Ordine degli assistenti sociali dell’Emilia Romagna, a poco più di un mese dalla morte di Devid Berghi (il neonato che viveva in Sala Borsa insieme alla famiglia) e dalle feroci polemiche sui servizi sociali bolognesi che ne sono seguite. In queste settimane l’Ordine ha condotto una serie di incontri con gli assistenti sociali (compresi quelli del comune) per capire la condizione in cui lavorano ogni giorno. Il quadro che emerge è preoccupante:
“L’assistente sociale – spiega il presidente dell’Ordine Roberto Calbucci – rischia di essere travolto e individuato come responsabile diretto della carenza di servizi, quasi fosse uno dei ‘bersagli da colpire’ per placare il malcontento”.

La mancanza di risorse, sia economiche che di personale, si ripercuote in altre parole sugli assistenti sociali che operano “in prima linea”, a diretto contatto con il pubblico: e l’utente che si vede negare l’aiuto spesso “accusa” l’assistente sociale, “confondendo così il livello politico con quello operativo”. Così, prosegue Calbucci, si incrina “quel rapporto di fiducia tra l’assistente e l’assistito, si affievolisce quel patto di collaborazione, cooperazione e solidarietà che ha contribuito, nel recente passato,
ad esaltare il modello di servizio sociale bolognese”.

Con la crisi economica che continua a colpire, si fa sempre più forte la necessità di un nuovo patto con i cittadini, le istituzioni e la società civile, dalle parrocchie al volontariato. “È questo a nostro parere il punto di ripartenza – conclude Calbucci – per ricomporre un patto di condivisione con la cittadinanza. In quest’ottica possono essere recuperate e integrate tra loro le numerose proposte già avanzate da organizzazioni sindacali, associazioni, gruppi di tecnici e altri ancora”. Anche il ruolo degli utenti però deve cambiare: “Chi si avvicina ai servizi deve essere consapevole della mancanza di risorse: non ci si può aspettare l’assistenzialismo, bisogna essere disposti ad avviare un percorso insieme all’assistente sociale”. E se si parla di riformare i servizi sociali, come ha dichiarato il commissario Anna Maria Cancellieri, per l’Ordine bisogna puntare “sull’integrazione tra sociale e sanitario nelle fasi critiche del percorso assistenziale” e su “un confronto reale tra chi opera ‘in prima linea’ e la dirigenza”. (ps)

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